sabato 31 luglio 2010

Elogio al "minestrone"

Il minestrone... Buono, gustoso... Lavare le verdure, ovviamente fresche, pulirle e farle a pezzetti e poi l'acqua... La pentola della nonna dedicata solo a quello e poi sul fuoco.
Piano piano comincia la cottura... La nonna metteva della cotenna di maiale per dargli quel tocco in più segreto (nonna non ti preoccupare non ho rivelato niente che già altri non sapessero, non ti arrabbiare) e poi via a far bollire tutto... Gli assaggi sono un rito, il movimento caotico dei frutti della terra nell'acqua che gorgoglia e si agita... Lo scambio di energie tra la calda fiamma, il metallo della pentola e l'acqua, no. Non più solo acqua ma MINESTRONE... Il suo profumo, reminiscenza di un tempo antico, buono...
Richiami all'inverno, al tepore della casa, gli alberi spogli, il freddo che arrossa la punta del naso, la neve... la neve... Già, la neve.
Il minestrone lo mangio d'inverno, la sera, bello calmo a casa ma allora... Forse qualcosa non funziona, è estate, fa caldo, è mattino, sono in metropolitana... non sempre in metropolitana il condizionamento funziona... Perché alla mattina sento odore di minestrone, alle otto non credo che... Ommammamia... vuoi vedere che... Nooooo... terribile... Lavatevi, maledetti e soprattutto usate un deodorante.

Articoli e informazione... da giornalisti a giornalai e ritorno...


Premessa. E' da gennaio che sto facendo un lavoro che non avevo mai fatto prima ovvero leggere, raccogliere informazioni e cercare di dare loro un senso per poi pubblicarle sul sito di una Onlus, fondamentale nel panorama italiano, ben conosciuta dagli addetti ai lavori, ma quasi sconosciuta al grande pubblico.

Tante volte mi limito a recuperare dalla rassegna stampa i ritagli più significativi e li pubblico così come inserisco nella biblioteca i libri e le ricerche dei principali istituti italiani ed europei. Da neofita, con voglia di imparare, ho iniziato a frequentare i social e, in modo naturale e spontaneo, ho fatto una selezione di utilità per poter far conoscere il messaggio della mia realtà quotidiana.

Facebook come via per lanciare notizie e chiacchierare con qualche (assai pochi) utente durante la giornata, Twitter per noi è piccolo e lo uso solo per diffusione e poi c'è Meemi.com che mi ha aperto gli occhi e il mondo con i suoi personaggi veramente fantastici. Parlo con blogger competenti, persone affascinanti per la loro storia e il contributo che danno all'informazione in generale, soprattutto per la pazienza che hanno nel rispondere alle mie domande da niubbo di prima categoria, e qui mi aggancio al titolo.

Facendo tutto questo e frequentando certi social sono venuto a conoscenza di una cosa che mi ha sconvolto ovvero la mancanza di professionalità da parte di alcuni nel proporre, a prezzi ridicoli, la scrittura di articoli anche su argomenti professionali di un certo spessore.
La proliferazione di siti generalisti, dove si parla di tutto e di più, dove si cerca di arrivare in cima alle liste dei motori di ricerca, ha abbassato il livello dell'informazione in modo drammatico. Forse Google (se non ho capito male) fa bene a ragionare in ottica di concretezza e reputazione, in questo modo si potranno sfrondare tutti quei siti che promettono miracoli ma poi ti lasciano con un pugno di mosche.

Personalmente ritengo che se si vuole scrivere di teconologia si deve conoscere molto bene l'argomento perché ti rivolgi ad un pubblico competente e ci vuole poco per rovinarsi la reputazione e quindi sparire.

La causa scatenante di questo fiume di parole? Molto semplice... Non sopporto l'approssimazione nel dare le notizie da parte di giornalisti che recensiscono libri oppure che vogliono parlare di argomenti molto specifici.

Purtroppo l'errore lo vedo io che conosco la storia, perché la vivo e quindi noto subito che una realtà come la Onlus per la quale mi impegno non potrebbe sopravvivere e far sopravvivere 1.300.000 persone con solo 9000 tonnellate di cibo ALL'ANNO. Quelle 9.000 tonnellate vengono raccolte in un solo giorno grazie allo sforzo di 5.000.000 di donatori e oltre 110.000 volontari che su oltre 8.000 punti vendita in Italia danno il loro contributo per aiutare chi non riesce a comprarsi il necessario per mangiare.

Ma allora cosa e quanto raccogliamo durante l'anno? Comprese quelle 9.000 tonnellate arriviamo a poco meno di 80.000 ma stiamo crescendo. Non mi sembra un brutto numero, anzi. Ma questo lo so io, lo sanno coloro che collaborano con noi e chi ci aiuta nelle ricerche, dovrebbero saperlo i giornalisti che potrebbero aiutarci nel diffondere il messaggio per noi ma anche per altri.

L'ultima notizia che ho pubblicato riguarda un accordo raggiunto in Lombardia con una nota catena di super-ipermercati. Avevo poche righe che spiegavano, in sintesi l'accaduto, e dovevo dare un senso a tutto. Ho cercato i dati sui personaggi coinvolti, ho alzato la cornetta del telefono e ho parlato con i colleghi presenti e ho fatto le mie poche righe. Non credo ci voglia una scienza. Il problema è che sono pochi, purtroppo, quelli che si rendono realmente conto del peso delle parole che pubblicano sulla Rete. Non si rendono conto che possono creare dei danni e, peggio del peggio, non si rendono conto che quello che scrivono resterà all'interno della Rete stessa per sempre (date voi un limite al sempre).

La mia famiglia e poi i lavori che ho fatto fino ad ora mi hanno insegnato una cosa... Fare tanto per fare non mi porta vantaggi anzi, mi fa passare come un superficiale e poco professionale. Forse aveva ragione Gianfranco Funari.... La maggior parte di quelli che una volta erano Giornalisti sono andati in pensione oppure morti. Ora sono rimasti solo dei giornalai, con tutto il rispetto per la categoria.

Sicuramente una speranza c'è e la intravedo... Ci sono le nuove leve, coloro che hanno iniziato a scrivere prima sul PC che sulla carta. Coloro che hanno capito come funziona la Rete e posso vantarmi di averli come amici all'interno della Rete stessa.

Dopo l'incendio la foresta ricresce, sempre, più forte e rigogliosa.

venerdì 30 luglio 2010

Sono alieno, ora ne ho le prove

Almeno lo sono per una parte di coloro che collaborano con me. Se arriva una mail, in risposta ad una nostra precedente, piena di livore e accidenti... Per farla breve una sequela di insulti che farebbe impallidire un portuale ligure, tu dell'ufficio che hai mandato la mail cosa faresti? Io farei così:

1 - Prenderei la mail, me la leggerei con calma valutando anche il livello culturale di chi ha scritto
2 - preaprerei una prima risposta per cercare di tranquillizzarlo e magari farei leggere il tutto al diretto superiore per tranquillità
3 - Poi alzo il telefono e chiamo la causa del problema e vedrei di trovare una soluzione, nei limiti del possibile
4 - Faccio una seconda mail dando indicazioni al soggetto "inca... volato" per risolvere la sua situazione.
In ogni caso mi metterei in prima fila per risolvere la cosa...

Sono alieno, non ho una cultura terrestre al riguardo.

La risposta è stata semplice e disarmante... Non devo farlo io, non è il mio lavoro, passo tutto alla Direzione e poi sono affari suoi gestirselo. Come se non fosse già stra oberata di lavoro e impegni...
Con tutto il rispetto per gli impiegati del Catasto ma io non sono così. Quando capiranno che tutti comunichiamo l'immagine dell'azienda in qualsiasi momento della nostra giornata e in qualsiasi contatto interpersonale.

Cacchio non ci vuole una scienza...

Forse sono così perché per anni ho lavorato nel commercio per conto e poi, sotto lo stesso marchio, per me stesso. La cura del cliente era fondamentale...
Pensare che ho lavorato così male che ho ancora clienti che dicono ai miei ex colleghi di salutarmi e si informano su quello che faccio e come sto. A distanza di anni, cavolo! Queste si che sono soddisfazioni ma come non sopporto certe cose.

Ora credo di aver capito perché sono alieno... Credo in quello che faccio, credo nell'azienda per la quale sto lavorando, credo si possa migliorarla con uno sforzo minimo DI TUTTI!

Ora è meglio che mi dia una calmata, ne va della mia salute ma oggi il mio oroscopo aveva detto di fare attenzione all'ipocrisia e voltafaccia che mi circondano.

"Improvvisare, adattarsi, raggiungere lo scopo" ... Un poco Gunny e tanto Indiana Jones con un pizzico di Mel Gibson in versione "Die Hard"

lunedì 19 luglio 2010

Razzismo, intolleranza e vittimismo

Questo post è decisamente particolare, si scontra con il titolo del blog perché di "Happiness" non mi riesce di vederne tanta.
Ieri pomeriggio (domenica 18 luglio) sono andato in piscina con compagna, figlia e la cuginetta undicenne della mia metà.
La scelta è caduta su una piscina al coperto perché quelle all'aperto erano inavvicinabili a Milano.
Si arriva e faccio subito la mia beella figura ovvero parto alla bersagliera verso la porta dello spogliatoio. Peccato che era quello delle donne, eheheheh. Vengo cortesemente ripreso dal cassiere e ci facciamo una grassa risata riflettendo sul fatto che, visto chi mi accompagna, non sarebbe stato molto salutare per me perseverare nell'errore... di spogliatoio.
Anyway, entro nello spogliatoio giusto, mi cambio ed esco. Con tutta la truppa ci dirigiamo verso la vasca dei piccoli, piuttosto affolata ma gestibile mentre guardo, con libidine, la vasca grande con corsie semi-deserte... Slurp, evvai che si nuota.
Si cominica dalla vasca piccola, dentro le donne più grandi, la piccola invece cincischia, vorrebbe entrare ma ha paura ma con calma e pazienza riesco a coinvolgerla e a farla nuotare con la sua ciambella.
Nel mentre che si "nuota" con le piccole e la compagna abboza esercizi di "acquagim" mi guardo intorno per vedere chi sono gli abitanti di quel piccolo paradiso rinfrescante e vedo un gruppetto di cinesi, qualche sudamericano e una coppia nordafricana, forse egiziana, con due figli che giocano piuttosto animatamente ma entro i canoni del vivere comune.
Mollo le donne e mi scaravento nella vasca grande, adibita e riservata al nuoto, e mi ritrovo l'egiziano di cui sopra che nuota facendo un casotto incredibile andando da una parte all'altra della corsia e rischiando ogni volta scontri frontali con altri nuotatori. Non contanto si ferma e strilla a figli e moglie nella vasca piccola battute scherzose. Gli assistenti bagnanti (di seguito bagnini) continuano imperterriti a parlare al telefono e a raccontarsela.
Nel momento in cui il suddetto personaggio decide di tornare nella vasca piccola, proseguo tranquillamente il mio nuotare ascoltando e annotando mentalmente tutti i dolori, scricchiolii e ammennicoli vari del mio corpo, recriminando con me stesso per aver smesso di fare attività fisica da troppo tempo ma il "vil danaro" mi aveva condizionato troppo perchè potessi anche solo permettermi il costo del biglietto d'ingresso.
Dopo una serie di vasche che mi hanno fatto tornare più giovane e a farmi immaginare come un potenziale "Phelps" inespresso e ormai bolso, ritorno nella vasca piccola con la truppa che ormai era perfettamente a proprio agio nell'acqua e nel divertimento.
Qui avviene il fattaccio.
L'allegra famigliola di cui sopra ha deciso che vuole giocare a "torello" con un bracciolo nella vasca piccola nella quale si sono aggiunte anche due coppie di italiani di cui una con un bimbino decisamente piccolo che passava tutto il tempo a ridere a crepapelle per gli schizzi.
Fino a quando in mezzo stava uno dei bimbi non c'era problema, solo la mamma ha rischiato di travolgere la mia piccola ma la cosa si è risolta in tranquillità, senza problemi, e noi tutti ci siamo spostati più in là. Il problema è arrivato in tutta la sua dimensione nel momento in cui il padre, all'interno di questo torello, si è slanciato per cercare di raggiungere il bacciolo e, ovviamente, nel ricadere, ha generato uno tsunami proprio sulla faccia della mia compagna.
Fatto salvo che neanche si è preoccupato di scusarsi ma ha aumentato il suo agitarsi, tutto si è fermato nel momento in cui la mia metà ha iniziato a snocciolare un rosario di accidenti degni di un camallo genovese.
Qui mi allaccio al titolo. Nel giro di altrettanti pochi secondi questo omone, stessa stazza mia ovvero almeno 1.85 di altezza per almeno 100 kg di peso, inizia a sbraitare, anzi strillare: "Basta bambini, non possiamo più giocare. Siamo in una piscina e non si può giocare" e così via mentre i bagnini sono sempre impegnati nel loro non fare. A questo punto intervengo: "Guardi che nessuno ha detto che i bambini non devono giocare, semmai è LEI che deve fare attenzione". Parole cadute nel vuoto in quanto continuava nel suo comizio. Al che si gira e comincia una tirata su intolleranza razzismo e, alle mie spalle, sento a malapena un "Straneiro del cazzo" che non riesco ad identificare. Evidentemente le orecchie del tipo erano ben sintonizzate su queste parole perché mi chiede, a muso duro: "Cosa hai detto? Parla chiaro senza borbottare". Nella migliore tradizione dell'improvvisazione teatrale riesco a produrre una frase coerente con i suoni delle parole sibilate dietro di me. "in ogni caso non vuoLe capire, Le ho detto che il problema non sono i bambini ma LEI che salta. La vasca è piccola e ci sono creature anche più piccole che potrebbero farsi male" ma questo prosegue imperterrito mentre i bagnini iniziano a girare timidamente la testa per osservare (ho visto bradipi reagiro molto più rapidamente, lo giuro).
"Senti Barbara, lasciamo perdere. Non vuole ascoltare e preferisce fare del cinema, spostiamoci di qualche metro più in là e lasciamo perdere". Recuperiamo bimbolandia e ci spostiamo.
Una cosa che mi fa andare in bestia è quando qualcuno continua un comizio nonostante la controparte se ne sia andata e abbia manifestato palesemente di non voler proseguire la discussione.
Il tizio in questione continuava a sbraitare di far legare i bambini con la catena come i cani così non avrebbero creato problemi, fare muri per contenere gli spazi e i bambini più alcuni improperi con evidenti sottointesi alla mia persona.
A questo punto mi sono girate a tal punto che sembravo un aliscafo nella piscinetta. Ho adeguato il mio tono di voce a quello di questo Agit. Prop. da quattro soldi e gli ho urlato a 20 cm. dalla faccia tutto quello che non aveva capito e/o voluto ascoltare in precedenza ma insisteva a strillare ancora più forte e io alla pari alzavo il mio tono.
In quel momento ci fu una apparizione, degna di un santuario mariano a scelta... Comparve uno dei bagnini per cercare di capire, come se non si fosse sentito nulla di quanto detto, quanto era accaduto e stava accadendo. Con un insolito spirito diplomatico la mia metà è intervenuta mentre io continuavo il monologo con l'altro e si è messa a parlare con il bagnino in questione. Nel giro di qualche minuto la cosa si è risolta, l'artista del vittimismo razziale ha ascoltato quanto gli veniva detto e ha capito il mio intervento, con me assente in quanto ero occupato a far stare tranquille le altre ragazze del mio gregge mentre la compagna faceva l'Andreotti del momento. Finita la cosa siamo riusciti ad avere l'attenzione del bagnino per altri 3/5 minuti e poi tutto è tornato alla normalità.

Nonostante questa parentesi tutto si è svolto alla grande ma resta il fatto che è stato creato un ambiente tale per il quale è molto più facile fare la vittima piuttosto che ragionare e capire. L'insulto al mio interlocutore non ho ancora capito adesso da dove sia arrivato, certamente non mi ha aiutato e mi ha messo in posizione di torto. Resta il fatto che ha fatto di tutto per crearsi un consenso giocando sull'aspetto razziale piuttosto che cercare di chiudere la cosa tranquillamente e facilmente.
La cosa mi preoccupa non poco

Il disastro ha cercato di investirmi... l'ho scansato

Riecccomi qui a distanza di tanto tempo dall'ultimo post. Ho attraversato quella che alcuni definirebbero una "pausa di riflessione" personal-mentale, io molto semplicemente la definisco una fase di spegnimento totale del mono-hardware mentale.
La fatica, il continuo combattere contro cristiani e mulini a vento assorbe parecchie energie e stronca a lungo andare fisicamente ma anche, e soprattutto mentalmente.
Questo è quello che mi è successo.
Come nei peggiori film di serie Z siamo arrivati al limite, vicinissimi al baratro, un poco come "Thelma e Louise" sedute in macchina con davanti solo il canyon. La differenza è stata che a pochi metri dal salto SIAMO e sottolineo SIAMO riusciti a dare una sterzata prepotente e ci siamo messi a viaggiare lungo questo bordo, allontanandoci lentamente ma costantemente.
La natura umana, nel mio caso femminile, è decisamente misteriosa. Scattano dei meccanismi, si riaccendono sentimenti ma, più di tutto, come ha recentemente scoperto l'amica Karen "ilbello è intorno a noi". Io l'ho scoperto tempo fa, nel periodo dall'ultimo post, la mia metà da poco più di un mese.
Cosa possa aver fatto scattare il meccanismo di "umanizzazione" della mia compagna, nonché madre di mia figlia, è difficile a dirsi. Ci sono buone probabilità che anche io abbia fatto la mia parte, anzi. Non voglio assumermi il merito ma credo che anche una mia maggiore tranquillità dovuta alla stabilità lavorativa dopo circa 2 anni di sacrifici immani per sopravvivere abbia campbiato la mia prospettiva sulla vita.
Mi sono sempre ritenuto un combattente, non mi sono mai piegato alle disavventure e vicissitudini negative della vita, questo non vuol dire che non abbia sofferto. Ho sofferto tanto e in profondità, adesso sto alzando il livello, il dolore c'è ma c'è anche la consapevolezza che la vita posso farla girare un poco meglio di come è andata fino ad ora.
Oltre al mio sforzo personale, come ogni italiano medio, continuo a giocare al Superenalotto nella speranza di portare a casa un premio, non mi importa solo del primo premio, mi basterebbe anche uno di fascia inferiore, in fin dei conti sono sempre soldi gratis ma è anche vero che se arrivassero tutti quei milioni staremmo meglio in molti di più perché il mio debito di riconoscenza verrebbe saldato con tutti, aggiungerei anche altri e soprattutto potrei aiutare io in modo regolare il prossimo.